i Giovedì - Gruppi Chestertoniani Veronesi |
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Medaglia d'oro al miglior giallo
10° Tra cielo e terra, fumo e profumo
Per cominciare una coserella a proposito della nona
puntata. Scrivevo che a mio avviso Gaston Leroux con il suo Il mistero della
camera gialla tagliava l’ideale traguardo del miglior giallo rifilando agli
altri autori più di una lunghezza di distacco. Quali altri autori? Senza dubbio
gli americani. E gli altri? È tutto da vedere. Ma veniamo al fumo di tabacco
come indizio che potrebbe rivelare la personalità dei detective e dunque dei
loro autori, e facciamo un poco di storia della cultura del fumo.
L’alto valore terapeutico del fumo di tabacco
Le prime foglie di tabacco arrivarono in Inghilterra nel
1587 e, vi sorprenderà non poco, ma in principio al tabacco erano attribuite
indubbie proprietà terapeutiche. Ne abbiamo una interessante
testimonianza nel capitolo settimo del romanzo Robinson Crusoe (1719)
di Daniel Defoe. Il celebre naufrago ci racconta…
mentre ero atterrito al pensiero di un ritorno
dell’accesso di febbre, mi venne in mente che i brasiliani, per quasi tutte le
malattie, non usano altra medicina che il tabacco…
Prima,
presi un pezzo di foglia,
me
lo misi in bocca e lo masticai,
cosa che per poco non mi offuscò il cervello,
perché il
tabacco
era molto
verde
e quindi fortissimo
ed
io non
ci
ero abituato;
poi, ne presi un
po’ e lo lasciai in infusione nel rum per un paio d’ore e decisi
di
prenderne una
dose al
momento
di coricarmi;
e finalmente ne arsi un po’ sul braciere, tenendo il naso sul fumo
finché non ne potei più, un po’ per il calore e un po’ per il senso di
soffocamento.
La sera bevetti il rum in cui avevo messo in
infusione il tabacco; era così forte e sapeva così tanto di tabacco, che feci
fatica a mandarlo giù; subito dopo andai a letto. Mi sentii salire la bevanda
alla testa immediatamente, e caddi in un sonno profondo …
quando mi svegliai mi sentii straordinariamente
riposato e di umore lieto e vivace; quando mi alzai, mi sentii più forte del
giorno prima e anche il mio stomaco stava meglio, perché avevo fame; a farla
breve, il giorno dopo non ebbi febbre e continuai a migliorare.
Un salto nell’Ottocento. Charles Dickens afferma nel
suo David Copperfield (1849-1850) che Il signor Omer fuma la pipa per
curare l’asma.
Ancora un salto nel Novecento. Molti di voi avranno visto
il film Il discorso del re, ebbene un quotatissimo medico consiglia al
futuro Re Giorgio VI di fumare le sigarette per vincere la balbuzie.
Non vi tedio oltre. Mi permetto solo di ricordare un
costume abbastanza diffuso e ora quasi del tutto scomparso: quello di uomini e
anche di donne che masticano tabacco e sputano, che fiutano la sua polvere
finissima e starnutiscono. Prima e dopo Carlo Goldoni tracce evidenti di questi
usi sono presenti in novelle, romanzi, commedie teatrali e lungometraggi.
La sigaretta è democratica, come una ninfa dei
boschi
Nel frattempo in Europa si affaccia timidamente e poi si
afferma prepotentemente la sigaretta: prima quella fatta a mano dal fumatore,
avvolgendo il tabacco trinciato in quasi impalpabili cartine, poi i pacchetti di
sigarette prodotte industrialmente (il primo industriale pare sia stato nel 1885
l’inglese James Buchanan Duke).
La
sigaretta è democratica, è alla mano, così come gli antichi si
immaginavano le ninfe dei boschi. Bionda, bruna o nera: ce ne è una per tutti i
gusti e per tutte le persone e per tutte le età. Ciascuna si fuma e sfuma come
un amore effimero: dura quasi tanto quanto il battito del cuore. E, come i
battiti del cuore, così una sigaretta segue l’altra. Un buon fumatore sa tenere
il passo: minuto dopo minuto.
Il piccolo sigaro, la sigaretta, non eclissa il
sigaro e la pipa, ma questi due sono più impegnativi: non possiedono la sua
semplice fruibilità.
Alcuni miei ricordi come tante finestre aperte
sul passato.
Il primo: Charles Baudelaire nel 1842 si
innamora di Rosine Stolz, celebre cantante dalla straordinaria bellezza e dal
seducente charme. È la sua musa del momento e gli ispira il poema Une
martyre. Dessin d’un Maître inconnu, incluso nei Fleurs du mal.
Nella casa della divina viene introdotto in un salotto in attesa del suo
ritorno. Gli vengono serviti vino e dolci e a sua disposizione ci sono biondi
sigari, tabacco e cartine per sigarette e un scrittoio con carta e penna.
Raccolto in se stesso, scrive e. Non passa un’ora che il poema è quasi concluso,
dolci e vino sono tutti consumati e il salotto è invaso da un’impenetrabile
nuvola di fumo.
Il secondo: luglio 1907, Alfred Dunhill, che
diverrrà celebre per le pipe che portano il suo nome, apre il suo negozio di St.
James, in Duke Street. Tabacchi, articoli per fumatori e in vetrina un bocchino
telescopico per sigaretta attaccato ad una catena e sorretto da una mano di
donna. Seduzione allo stato puro: altro che pubblicità subliminale.
Il terzo: la mia infanzia con il popolo di
Milano, le Alfa, le Nazionali senza filtro e più tardi le Nazionali con il
filtro. Tutta roba pesante per gente forte che fatica e lavora.
Il quarto: i miei primi anni di università.
Ormai Napoleone è un ricordo lontano, ma tra sogni di grandezza e incubi di
rivoluzione la Francia esporta ancora la sua cultura.
Il pacchetto di carta delle Gauloises blu: la
maggioranza degli studenti ignorava che erano le sigarette di Jean- Paul Sarte e
Pablo Picasso, ma ti facevano grande.
Il pacchetto duro azzurro tenue delle Gitanes
con l’immagine di una zingara avvolta in uno sbuffo di fumo. Le fumavano Alain
Delon, Jean-Paul Belmondo e Serge Gainsbourg che sedusse Edith Piaf e che turbò
menti e cuori cantando con la moglie il celebre duetto Je t’aime, moi non
plus.
Le Gauloises le più diffuse, le Gitanes
le più elitarie: queste erano per hommes forts, per Legione
straniera… Infatti il tipo papier mais era straordinario. Nato per
i lavoratori dei mattatoi: come la carta dei macellai di quei tempi (ma anche
più tardi), così la carta gialla di mais è l’unica a non incollarsi alle dita
sporche di sangue.
E poi vennero le MS: chissà quanti sapevano che
significa Monopoli di Stato, italianissime, ma… mi dai una MS?
Risuonava spesso, perché era regola andare a scrocco.
Conclusione provvisoria
Il tenente Colombo non fuma sigarette, ma sigari; Maigret
fuma la pipa e detesta i suoi quando biascicano parole incomprensibili con la
sigaretta in bocca; Poirot occasionalmente le fuma; padre Brown sa della loro
esistenza; Sherlock Holmes, quando è sotto pressione, le fuma a ripetizione
assieme a sigari e pipa, quasi fossero un sostituto della droga; una felice
eccezione in L’avventura del poliziotto morente: portata con successo a
termine la messa in scena della sua agonia, che gli è servita per smascherare
l’assassino, si rivolge a quest’ultimo con queste parole:
Vorrei un fiammifero e una sigaretta.
Una sigaretta che, come l’incenso, eleva al cielo il suo
fumo di ringraziamento per l’avvenuta liberazione.
E tuttavia, quasi sempre, le sigarette sono un bene che
appartiene al consumo di massa: una dopo l’altra, e via; raramente sono
contemplative.
Nella prossima puntata
11° Beati i pacifici e gli operatori di giustizia,
perché fumano il sigaro