i Giovedì - Gruppi Chestertoniani Veronesi |
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Medaglia d'oro al miglior giallo
5° Sherlock Holmes e
Orion Hood, pratica e scienza positiviste.
Il gran scienziato Orion Hood di Chesterton, il
ricercatore maturo e appagato, è l’avatar purificata di Sherlock Holmes di Conan
Doyle, l’inquieto e dinamico risolutore di enigmi criminali. Ecco come…
Due
anime e due paesaggi allo specchio
Sherlock Holmes
Sherlock è il modello
esemplare del detective nella storia dei gialli; è il più famoso, il più scritto
e rappresentato nei film; tutti, anche padre Brown e Poirot, ne sono
un’applicazione, una variazione sul tema. Riflessivo e impulsivo, spietato e
misericordioso, posistivista nel senso dello stare ai fatti, ma non solo a
quelli materiali: per lui l’indizio può essere tanto una pagliuzza quanto il
pensiero che affiora nello sguardo dei suoi antagonisti; riflette, e poi decide
e subito agisce: sceglie una ipotesi, da lui reputata la più ragionevole, e la
svolge, giungendo a risolvere l’enigma. Ma è anche disponibile e pronto a
cambiare percorso: non c’è per lui un progetto scritto a tavolino da seguire
rigidamente. Ha doti da scienziato, ma non incarna in tutto l’uomo di scienza. È
un praticone: combatte, aggredisce, tende tranelli, ed è un trasformista:può
mutare la sua voce e la sua figura: essere un altro, al punto di fingersi
moribondo in modo così perfetto da ingannare persino l’amico medico Watson.
Sherlock esercita la professione di consulente investigativo di Scotland Yard e
di privati. È alto, longilineo, atletico, : naso aquilino, sguardo acuto e
penetrante, mento squadrato: uomo riflessivo e d’azione; molto forte nel
difendersi e nel colpire: pugilato, bastone, spada, rivoltella. Ma ancora più
forte nell’applicare senza sentimentalismi extrascientifici e fuorvianti il
metodo deduttivo delle scienze positive (ne parleremo).
È il
giocoliere del positivismo.
La sua geolocalizzazione: 221B Baker
Street, Londra, capitale dell’Impero e specchio del suo animo. Londra, : tanto
razionale, quanto inquieta e dinamica, metropoli di tutte le virtù e di tutti i
crimini, icona dell’avventura umana sulla terra. E Sherlock dalle finestre del
suo studio non vede cielo e mare, ma strade, palazzi, carrozze, gente, tanta
gente, e ascolta i suoni, il chiasso, le urla, le parole sussurrate…
Orion
Hood
Orion è gentile, quasi delicato, calmo e maturo, sicuro di sé. È sempre
identico a se stesso, anzi siede in se stesso: che dorma o che vegli, è lo
scienziato.
Al corpo di atleta di Holmes contrappone il corpo placido dello
studioso, così come allo spirito del risolutore di enigmi sempre nuovi quello di
colui che è giunto al pieno possesso della scienza.
Orion non è mai altro da
sé, in lui non ci sono variazioni, è l’incarnazione della maturità della scienza
positiva. In lui tutto è compiuto, tutto si spiega. Per l'uomo di scienza che
vede ogni cosa illuminata da grandi e profonde teorie, nulla è disprezzabile e
triviale. Perciò, come nella scienza, così in lui non ci sono tentennamenti e
ripensamenti e men che meno conversioni: là dove c’è la scienza, lì non c’è
religione; lo psichico e lo spirituale vengono ricondotti con rigore alla
fattualità materiale.
La geolocalizzazione di tanta scienza incarnata: il
litorale deserto tra il cielo e il mare del Nord e la sua abitazione, le cui
finestre sono trapassate dall’infinito, stanze linde e ordinate, come se fossero
eternamente immobilizzate in una teca di cristallo: l’opposto del disordine
dello studio di Sherlock, perché qui l’ordine regna sovrano nella sua persona e
in tutto il suo mondo, anche sui tavoli laboratorio dai fragili strumenti di
chimica e di meccanica, sui mobili e le poltrone di buon gusto artistico,ottimi
liquori e sigari, forse mai bevuti e mai fumati.
Anestesia e inquietudine
dello spirito: il divieto di fare domande, la scienza e la droga
Sherlock è
soddisfatto, sì, purché gli capiti l’un dopo l’altro un caso da risolvere: un
caso che lo assorba totalmente. Raggiunge il limite dell’eccitazione quando
agisce e risolve; l’inazione può però gettarlo nella noia e forse in uno stato
di depressione. Il vuoto lo spaventa: e allora fa uso di droghe:
Sherlock
Holmes tolse dalla mensola del caminetto una bottiglia e una siringa ipodermica
da un lucido astuccio di marocchino. Con dita lunghe, bianche e nervose, fissò
all'estremità della siringa l'ago sottile e si rimboccò la manica sinistra della
camicia. I suoi occhi si posarono per qualche attimo pensierosi sull'avambraccio
e sul polso solcati di tendini e tutti punteggiati e segnati da innumerevoli
punture. Infine si conficcò nella carne la punta acuminata, premette sul
minuscolo stantuffo, poi, con un profondo sospiro di soddisfazione, ricadde a
sedere nella poltrona di velluto (Saggio di scienza deduttiva, Cap. I, Il segno
dei quattro).
Non c’è bisogno di droga per Orion Hood perché per lui non c’è
il vuoto. Infatti egli non è soltanto soddisfatto, ma è addirittura appagato: è
in pace, ha vinto tutte le guerre e gode la pienezza del sapere positivo. Si è
autoimposto, coscientemente e liberamente, il divieto di fare domande: e non si
annoia e non cade in depressione. Quindi niente droga, ma neppure fughe verso
l’alto: niente Dio, niente domande senza risposta; sì, perché per la scienza
positiva,quella che sta ai fatti come a cose cosificate, ossia chiuse in se
stesse, senza finestre aperte sull’eterno, il fatto è la semplice cosa e non la
cosa segno e simbolo: la semplice cosa è finita, determinata e la puoi studiare,
comprendere totalmente e dominare; la cosa segno, il simbolo, questa è un frutto
di fantasia, a sua volta frutto di patologie psichiche: romanzo, sogno, incubo
senza i piedi in terra. E c’è la psicologia positiva che risolve tutto. Solo
problemi ed enigmi, niente mistero.
Insomma Sherlok soffre il vuoto e tenta
di sanare questo dolore annullando con la droga la sua mente e il suo cuore.
Orion Hood si trova a uno stadio anteriore e più primitivo: ha tanto resa ottusa
la propria intelligenza, da non più accorgersi dell’esistenza del vuoto.
Chi
dei due è più felice…
Sherlock, poi, grazie a una felice contraddizione della
sua persona con il rigido sistema positivista, non fa uso solo di droga, ma
anche… ma qui si chiude e si va alla prossima.
Sesta puntata: La felice
contraddizione di Sherlock e la curiosa storia di un tacchino