i Giovedì - Gruppi Chestertoniani Veronesi


Dialogo con Giuseppe Colombo
   

         

        

Medaglia d'oro al miglior giallo

5° Sherlock Holmes e Orion Hood, pratica e scienza positiviste.

Il gran scienziato Orion Hood di Chesterton, il ricercatore maturo e appagato, è l’avatar purificata di Sherlock Holmes di Conan Doyle, l’inquieto e dinamico risolutore di enigmi criminali. Ecco come…
Due anime e due paesaggi allo specchio
Sherlock Holmes
Sherlock è il modello esemplare del detective nella storia dei gialli; è il più famoso, il più scritto e rappresentato nei film; tutti, anche padre Brown e Poirot, ne sono un’applicazione, una variazione sul tema. Riflessivo e impulsivo, spietato e misericordioso, posistivista nel senso dello stare ai fatti, ma non solo a quelli materiali: per lui l’indizio può essere tanto una pagliuzza quanto il pensiero che affiora nello sguardo dei suoi antagonisti; riflette, e poi decide e subito agisce: sceglie una ipotesi, da lui reputata la più ragionevole, e la svolge, giungendo a risolvere l’enigma. Ma è anche disponibile e pronto a cambiare percorso: non c’è per lui un progetto scritto a tavolino da seguire rigidamente. Ha doti da scienziato, ma non incarna in tutto l’uomo di scienza. È un praticone: combatte, aggredisce, tende tranelli, ed è un trasformista:può mutare la sua voce e la sua figura: essere un altro, al punto di fingersi moribondo in modo così perfetto da ingannare persino l’amico medico Watson.
Sherlock esercita la professione di consulente investigativo di Scotland Yard e di privati. È alto, longilineo, atletico, : naso aquilino, sguardo acuto e penetrante, mento squadrato: uomo riflessivo e d’azione; molto forte nel difendersi e nel colpire: pugilato, bastone, spada, rivoltella. Ma ancora più forte nell’applicare senza sentimentalismi extrascientifici e fuorvianti il metodo deduttivo delle scienze positive (ne parleremo).

È il giocoliere del positivismo.
La sua geolocalizzazione: 221B Baker Street, Londra, capitale dell’Impero e specchio del suo animo. Londra, : tanto razionale, quanto inquieta e dinamica, metropoli di tutte le virtù e di tutti i crimini, icona dell’avventura umana sulla terra. E Sherlock dalle finestre del suo studio non vede cielo e mare, ma strade, palazzi, carrozze, gente, tanta gente, e ascolta i suoni, il chiasso, le urla, le parole sussurrate…
Orion Hood
Orion è gentile, quasi delicato, calmo e maturo, sicuro di sé. È sempre identico a se stesso, anzi siede in se stesso: che dorma o che vegli, è lo scienziato.
Al corpo di atleta di Holmes contrappone il corpo placido dello studioso, così come allo spirito del risolutore di enigmi sempre nuovi quello di colui che è giunto al pieno possesso della scienza.
Orion non è mai altro da sé, in lui non ci sono variazioni, è l’incarnazione della maturità della scienza positiva. In lui tutto è compiuto, tutto si spiega. Per l'uomo di scienza che vede ogni cosa illuminata da grandi e profonde teorie, nulla è disprezzabile e triviale. Perciò, come nella scienza, così in lui non ci sono tentennamenti e ripensamenti e men che meno conversioni: là dove c’è la scienza, lì non c’è religione; lo psichico e lo spirituale vengono ricondotti con rigore alla fattualità materiale.
La geolocalizzazione di tanta scienza incarnata: il litorale deserto tra il cielo e il mare del Nord e la sua abitazione, le cui finestre sono trapassate dall’infinito, stanze linde e ordinate, come se fossero eternamente immobilizzate in una teca di cristallo: l’opposto del disordine dello studio di Sherlock, perché qui l’ordine regna sovrano nella sua persona e in tutto il suo mondo, anche sui tavoli laboratorio dai fragili strumenti di chimica e di meccanica, sui mobili e le poltrone di buon gusto artistico,ottimi liquori e sigari, forse mai bevuti e mai fumati.
Anestesia e inquietudine dello spirito: il divieto di fare domande, la scienza e la droga
Sherlock è soddisfatto, sì, purché gli capiti l’un dopo l’altro un caso da risolvere: un caso che lo assorba totalmente. Raggiunge il limite dell’eccitazione quando agisce e risolve; l’inazione può però gettarlo nella noia e forse in uno stato di depressione. Il vuoto lo spaventa: e allora fa uso di droghe:
Sherlock Holmes tolse dalla mensola del caminetto una bottiglia e una siringa ipodermica da un lucido astuccio di marocchino. Con dita lunghe, bianche e nervose, fissò all'estremità della siringa l'ago sottile e si rimboccò la manica sinistra della camicia. I suoi occhi si posarono per qualche attimo pensierosi sull'avambraccio e sul polso solcati di tendini e tutti punteggiati e segnati da innumerevoli punture. Infine si conficcò nella carne la punta acuminata, premette sul minuscolo stantuffo, poi, con un profondo sospiro di soddisfazione, ricadde a sedere nella poltrona di velluto (Saggio di scienza deduttiva, Cap. I, Il segno dei quattro).
Non c’è bisogno di droga per Orion Hood perché per lui non c’è il vuoto. Infatti egli non è soltanto soddisfatto, ma è addirittura appagato: è in pace, ha vinto tutte le guerre e gode la pienezza del sapere positivo. Si è autoimposto, coscientemente e liberamente, il divieto di fare domande: e non si annoia e non cade in depressione. Quindi niente droga, ma neppure fughe verso l’alto: niente Dio, niente domande senza risposta; sì, perché per la scienza positiva,quella che sta ai fatti come a cose cosificate, ossia chiuse in se stesse, senza finestre aperte sull’eterno, il fatto è la semplice cosa e non la cosa segno e simbolo: la semplice cosa è finita, determinata e la puoi studiare, comprendere totalmente e dominare; la cosa segno, il simbolo, questa è un frutto di fantasia, a sua volta frutto di patologie psichiche: romanzo, sogno, incubo senza i piedi in terra. E c’è la psicologia positiva che risolve tutto. Solo problemi ed enigmi, niente mistero.
Insomma Sherlok soffre il vuoto e tenta di sanare questo dolore annullando con la droga la sua mente e il suo cuore.
Orion Hood si trova a uno stadio anteriore e più primitivo: ha tanto resa ottusa la propria intelligenza, da non più accorgersi dell’esistenza del vuoto.
Chi dei due è più felice…
Sherlock, poi, grazie a una felice contraddizione della sua persona con il rigido sistema positivista, non fa uso solo di droga, ma anche… ma qui si chiude e si va alla prossima.

Sesta puntata: La felice contraddizione di Sherlock e la curiosa storia di un tacchino