i Giovedì - Gruppi Chestertoniani Veronesi


Dialogo con Giuseppe Colombo
   

         

        

Medaglia d'oro al miglior giallo

8° Ti ho riconosciuta, mascherina. La vera identità di padre Brown

Ultima riga della settimana scorsa:

Padre Brown ci immerge nel mistero, con un salto degno di un grande acrobata di Dio. Ci strappa dal caso poliziesco per lanciarci verso il cielo.

Un salto: e che salto!

L’inverosimile e i racconti di Padre Brown

Nell’Autobiografia Chesterton riconosce che nelle sue storielle criminali vi siano finzione, forzatura, superficialità e molti punti secondari inaccurati e contradditori. Del suo eroe ha poi questa sgradevole impressione generale:

che il Padre Brown non abbia niente di speciale da fare, se non indugiarsi in ogni famiglia dove probabilmente ci può essere un assassinio.

Insomma, e questa è la mia opinione, i personaggi sono caricature, quasi macchiette, e i racconti sono una pantomima, un teatro per bambini-adulti offerto dall’autore nel tardo pomeriggio, dopo la cerimonia del tè.

I passi dall’inverosimile al verosimile.

Secondo Alessandro Manzoni il buon romanzo storico deve avere come soggetto il vero (i fatti reali) e il verosimile (invenzione che trova alimento e norma nella realtà storica), per scopo l’utile e per mezzo l’interessante.

Ebbene, nelle storielle criminali di Chesterton c’è l’interessante, l’avvincente per chi ama i gialli: i personaggi, la trama, il colpo di scena; c’è anche l’utile: trascorrere ore serene e magari anche respirare un poco di aria fresca. E ci sono alcumi passi in direzione del verosimile e del vero.

Quanto alla modalità d’investigazione: mentre Sherlock Holmes ritiene che la verità stia nelle cose, gli indizi empiricamente analizzati, padre Brown negli indizi, anche da lui ben soppesati, cerca le tracce dello spirito lasciate dal colpevole. Si avventura così nel campo delle cause morali ed esistenziali, grazie alla sua esperienza di sacerdote nel confessionale, dove ha imparato a conoscere peccati e peccatori con le loro speranze e angosce, i desideri perversi e la sete mai estinta di giustizia e verità.

Quanto al finale: mentre Sherlock Holmes guarda solo al passato: al caso risolto brillantemente, al quale non si pensa più (come al cruciverba, al rebus), e al suo ego ipertrofico e soddisfatto di migliore investigatore del mondo, padre Brown guarda anche al futuro, non al suo, ma di coloro con cui ha interagito: i buoni e i cattivi. Così, a esempio in L’uomo invisibile: i due ragazzi si sposano e padre Brown passeggia nella neve con l’assassino da lui catturato:

E quello che si dissero non sarà mai conosciuto

Insomma, il risolutore di problemi mette mano anche al mistero e si fa anche salvatore…

Quanto al messaggio: peccato che la perla di saggezza si presenti alla fine del piccolo dramma in modo meccanico, quasi come il deus ex machina del teatro greco o il fervorino morale delle favole di Esopo, e quindi risulti maldestramente giustapposta: non è consustanziale al genere, alla forma, alla struttura del dramma: si aggiunge. Questa è la mia impressione, e tuttavia, come affermava Victor Hugo:

Il teatro non è il paese della realtà: ci sono alberi di cartone, palazzi di tela, un cielo di cartapesta, diamanti di vetro, oro di carta stagnola, il rosso sulla guancia, un sole che esce da sotto terra.

Ma è il paese del vero: ci sono cuori umani dietro le quinte, cuori umani nella sala, cuori umani sul palco.

Il perché delle storielle criminali nell’Autobiografia

Eppure ai suoi racconti, nonostante le sue riserve, Chesterton dedica alcune preziose pagine dell’Autobiografia che, in certo modo, è il suo diario intimo. Ecco il motivo della sua scelta:

Ne parlo, non perchè dia importanza a quei racconti, ma perchè tutto ha un nesso vitale con l’altro racconto, che sto narrando in queste pagine.

È il racconto della sua vita di fede. Infatti…

Padre John mi piacque molto. Ma se allora si fosse detto che dieci anni più tardi sarei diventato un missionario mormone nelle Cannibal Islands, io non sarei rimasto tanto sorpreso come se mi si fosse accennato che, dopo quindici anni (nel 1922) , avrei fatto a lui la mia confessione generale e sarei stato ricevuto nella Chiesa che egli serviva.

E così Chesterton ci ha dato la chiave per capire chi è veramente padre Brown

Ti ho riconosciuto, mascherina: padre Brown sei proprio tu!

Padre Brown è Gilbert Keit Chesterton: non ci sono dubbi sulla sua identità. Certo, padre John O’Connor è stato strapazzato per portare alla luce padre Brown: ha funzionato da catalizzatore positivo, da levatrice e da culla del pargolo che però è stato concepito ed è uscito dalla testa di Chesterton, così come Minerva da quella di Giove.

Una semplice prova: prendete una lente o uno specchio deformanti. Ecco il gigante panciuto diventa piccolo e paffuto, e l’uomo mascherato dalla moglie con un cappello a larghe falde e mantello assume le fattezze del pretino mal vestito e impacciato.

Lo scrivere è un mezzo per prendere maggiore consapevolezza di sé. Lo psicochirologo Julius Spier suggeriva a Etty Hillesum di tenere un diario per purgare e raddrizzare la sua anima: operazioni che lo scrittore compie normalmente perché, inventando, confessa se stesso. Le ambientazioni e il tempo sono i suoi panorami e i suoi giorni trasfigurati; i personaggi il suo alter ego: e non solo il protagonista, ma anche gli altri attori. Il famoso ladro Flambeau, convertito da Brown e diventato suo collaboratore, e il capitano Gahagan ammiratore e amico di Mr.Pound: alti e forzuti… E il cattivo è lui stesso e il colpevole di turno, anzi di sempre, il nemico-amico George Bernard Shaw.

Lo scrittore inventa a partire da se stesso, ma con la fantasia allontana le sue invenzioni da sé: ci illude, e noi siamo illusi dalle sue illusioni: giochi di specchio tra mente e realtà, tra autore e lettori.

Sempre sull’orlo del fallimento, alla fine i suoi eroi vincono, proprio come Chesterton: combatte, polemizza, non cambia la società, ma vince la prova della fede. È a lui che succedono le cose che noi leggiamo nei poemi, nei romanzi, nelle storielle di padre Brown.

Dantesca pena del contrappasso: scrivendo purifica se stesso.

Alla fine, il salto da acrobata di Dio è spiegato, almeno in parte. Tuttavia in positivo dovremo indagare il rapporto fede, ragione, scienze: una quisquiglia…
Intanto alla prossima puntata:

9 La medaglia d’oro, una realtà o un miraggio.