I Giovedì - gruppi chestertoniani veronesi in dettaglio |
IL
CLUB DEI MESTIERI STRAVAGANTI
di G.K. Chesterton Note di Roberto
Prisco Un percorso
stravagante Questa raccolta
pare riunire alcuni spunti fantastici di Chesterton che non potranno
essere inquadrati nelle vicende di Padre Brown, ma piuttosto in quel
genere non strettamente poliziesco a cui appartengono altre raccolte come
“I Paradossi di Mister Pond”, “Quattro Candide Canaglie”, “Il
Poeta e i Pazzi”. Sono racconti questi nei quali un comportamento
assurdo o criminale viene spiegato come soltanto bizzarro e comunque non
immorale, ed al contrario come comportamenti apparentemente ineccepibili
coprano invece delle autentiche malvagità. Il nocciolo
estetico di queste vicende è descritto a pagina 65 dove GKC spiega come
l’invenzione è sempre meno sorprendente della realtà in quanto è
prodotta dalla mente umana e quindi le è congeniale. “La verità al
contrario deve essere necessariamente più strana”. Implicitamente perché
non è opera della mente dell’uomo che cercando di comprenderla si
misura con essa oggettivamente. Iniziamo adesso una
corsa a tappe di riferimenti che ci porterà ben lontano da GKC. La prima
tappa ci viene richiamata alla mente dalla scena finale nella quale i due
esploratori Rupert e Swinburne penetrano nelle profondità della terra per
incontrare il Club. Questa discesa richiama una analoga scena de
”L’Uomo Che fu Giovedì” nella quale partendo dalla bettola in riva
al Tamigi Syme e Gregory sprofondano nella sede della cellula anarchica
dopo aver consumato una sofisticata quanto inattesa cena con aragosta e
maionese. Syme poi verrà scelto per coprire il posto vacante di Giovedì
nel Consiglio Centrale Anarchico. La seconda tappa
lega ancora quest’ultima scena a ”L’Uomo che fu Giovedì” in
quanto anche nel Club ci sono due posti vacanti per accogliere i due
arrivati senza invito e completare la tavolata di sette posti dotata
ancora di un pranzo luculliano e sopraffino. Per inciso bisogna contare i
due colleghi dell’agenzia di perditempo a pagamento come fosse uno solo.
Sembra quasi, ma al solito pare di andare ben oltre le intenzioni
dell’Autore, che i sei giorni del Consiglio Anarchico dopo aver vissuto
le peripezie ed aver conosciuto Domenica siano tornati alla vita comune
trasformati al punto tale da non poter svolgere una normale professione,
ma di dover testimoniare la Verità ineffabile di cui hanno fatto
esperienza con una stravagante razionalità che permette loro di vedere il
mondo con occhi sempre nuovi ed accortamente ingenui. Alla Verità
rinviano sempre tenendo assieme la quotidianità di una professione
impegno quotidiano di tutti, con l’originalità del contenuto
professionale frutto di una visione non banale e non predefinita dei
rapporti umani. La terza tappa è
molto meno tranquillizzante ed ha come punto di partenza il discorso che
il giudice Basil Grant fa davanti ai membri del Club. Con decisione
dichiara che l’applicazione del diritto, compito dei magistrati in
servizio, non coincide con l’amministrazione della giustizia ed anzi
spesso la contraddice, avendo come scopo l’applicazione del diritto
codificato nelle leggi. L’opera del giudice in pensione ha avuto invece
come scopo di salvare veramente le persone che il diritto avrebbe (non
importa se assolte o condannate) lasciate nella stessa situazione morale
di prima. La sua missione di giudice in pensione è consistita nel
convertire alla bontà persone che avevano avuto comportamenti anche
giuridicamente irreprensibili, ma moralmente viziati.
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