di Roberto Prisco
Queste brevi note cercano di sfruttare il volume
postumo di Gilbert Keith Chesterton (1874-1936) “Coloured Lands”
pubblicato da Maisie Ward nel 1938. Ci soffermeremo in particolare ad
esaminare alcuni scritti composti anche negli anni che precedettero la
depressione psicologica, che lo colse all’uscita dall’adolescenza, circa
nel 1894. Siamo mossi a questo compito dall’intento di cogliere in
questi scritti giovanili le prime tracce del senso da dare alla futura
attività intellettuale del nostro.
Nell’introduzione (pagina 9)
Maisie Ward sottolinea dapprima che nel nostro autore la fantasia non è
un mezzo per fuggire dalla realtà, “ma piuttosto una sua estensione”. Al
contrario, aggiungo, la fantasticheria è propriamente una fuga dalla
realtà. Il suo sentire di quanto realtà e fantasia fossero interconnesse
divenne molto più intenso nel suo lavoro successivo definito come
realistico anche se fantastico. Alla fine dell’introduzione (pagina 16)
la curatrice ci ricorda che la solennità della sua fantasia era dovuta
al fatto che fosse agnostico; lasciamo a Maisie Ward il giudizio sul
collegamento, accettiamo comunque sulla sua autorità la valutazione
sull’agnosticismo di GKC.
Passiamo adesso ad esaminare nel merito
alcuni di questi scritti anteriori al 1900 ed uno di pochi anni
successivo all’inizio del secolo.
§1 A Nightmare (1907)
In questo racconto
di un incubo incontriamo un architetto razionalista, che critica la
cupola della cattedrale di San Paolo e la vorrebbe quadrata perché dice
il cubo è più stabile. L’obiezione parrebbe invincibile e ne deriverebbe
l’accusa all’architetto progettista di aver avuto poco senso della
realtà. Al momento del risveglio però, la rauca voce di un pessimista
gli ricorda con un sussurro che il cielo è curvo. Quindi la cattedrale
ha lo scopo di rappresentare la volta del cielo e renderlo alla portata
dell’uomo.
§2 Homesick at Home (circa 1896)
Sembra
essere la anticipazione su carta dell’idea del Manalive, che poi verrà
scritto nel 1912.
§3 The Taming of the Nightmare (circa 1892)
Tratta dell’inseguimento di una giumenta (mare) che è simbolo
dell’incubo (nightmare). Alla fine del racconto l’incubo, finalmente
domato, accetta di essere cavalcato, ma soltanto dal domatore, cioè di
servire solo a lui. Preannuncio dell’incubo a cui si riferirà nel 1908
con le avventure di Gabriel Syme.
§4 The Wild Goose Chase (circa 1892)
Narra
dell’inseguimento di un’oca selvatica. Il piccolo eroe affronta
territori ostili popolati talvolta di uccelli che cercano inutilmente di
dissuaderlo dalla ricerca. Caparbio il cacciatore continua la caccia per
anni ed anni fino a diventare adulto. A quel punto raggiunge un’alta
cima dove finalmente incontra l’oca, che però gli sfugge. Il giovane
scoraggiato, cade a terra prostrato e viene visitato da uno spirito che
vuole consolarlo. Propone al viandante di fargli superare la delusione
facendolo tornare bambino, quindi a come era prima delle peripezie. Il
giovane rifiuta. Infatti per un realista lo smacco peggiore è perdere la
memoria di ciò che si è vissuto e di poter imparare dagli insuccessi. Il
commento del giovane scrittore è Non posso dirvi se trovò ciò che
cercava. Vi ho detto che lo cercò.
§5 Questi brevi schizzi ci mostrano in
anticipo una sostanziale continuità nel pensiero di Chesterton
dall’adolescenza fino alla maturità. Posta la condizione di agnosticismo
in cui si trovava nei tempi di questi esperimenti letterari, non
possiamo dire che fossero ispirati dalla fede cristiana. Il realismo ci
sembra essere il dato fondante che guidò per tutta la vita la sua
ispirazione poetica. Non trasferiamo questo scrittore di cento anni fa
nei nostri giorni, nei quali soltanto alcuni cristiani professano il
realismo filosofico; al nostro tempo, infatti, la maggior parte dei
cristiani e dei non cristiani seguono, almeno nella cultura europea,
varie forme di idealismo. Il realismo come metodo di approccio è
generalmente abbandonato, ed al giorno d’oggi potrebbe essere
interpretato come un chiaro indizio di fede cattolica, ma a quel tempo
non era così.
La prima produzione letteraria del nostro non si
discosta dal normale panorama della letteratura vittoriana anche se ad
una prima lettura può sembrare in controtendenza. Infatti un brano dei
“Tre Uomini in Barca” di Jerome nel capitolo VI (pag. 71 e 72 della mia
edizione) potrebbe stare assieme ai saggi del “Defendant” di Chesterton.
La poesia del bambino non nato trova un precedente ben più lungo nel
capitolo 19 di “Erewhon” intitolato “Il Mondo dei Non Nati”. E’ da
notare comunque che entrambi questi autori mancano da “L’Età Vittoriana
nella Letteratura” del Nostro.
La personalità di GKC si rivela a
partire dalla condanna della guerra anglo-boera con la decisione di
difendere la libertà dei popoli. Scrive “Il Napoleone di Notting Hill”
quando comincia a porsi il problema dell’alternanza delle elite. Il
problema che dà origine a questo racconto sembra essere il sospetto che
un movimento libertario, che riesca a vincere la competizione politica e
ad assumere il potere, possa poi diventare oppressore. Diciamo subito
che questo ci appare realisticamente inevitabile, dato che gli ideali
del gruppo insorgente lo porteranno a regolare la società secondo
direttive, che non tutti necessariamente condividono. Quindi se non è
sufficiente l’anelito alla libertà a porre regole comunque valide come
far sì che l’ordine non contrasti con la libertà?
Quindi libertà ed
ordine appaiono in dialettica continua ma devono convivere senza
sovrastarsi; e questo è l’eterno problema della società degli uomini.
L’inseguimento dell’oca selvatica diventa quindi la ricerca di come
compenetrare nella società i due principi ordine e libertà. In diverse
opere rintracciamo la stessa struttura narrativa dell’inseguimento,
della ricerca cioè del principio che possa far convivere e potenziare
questi due principi che sono fondamentali per l’uomo animale sociale per
eccellenza.
§6 Prima oca selvatica
Cominciamo con l’incubo de
“L’Uomo che fu Giovedì” (1908). Intanto come abbiamo visto nel §3 per
GKC l’incubo può servire soltanto chi lo doma. Cerchiamo di capire a
cosa poteva riferirsi Chesterton intitolando quel racconto “un incubo”;
non dice quale fosse il suo contenuto, ma noi possiamo azzardare qui che
fosse il desiderio di conciliare ordine e libertà. La dialettica tra
questi principi è posta esplicitamente già nel giardino di Saffron Park.
Sappiamo quanto GKC tenesse ad entrambi questi principi e dopo svariate
avventure l’inseguimento di Domenica cessa nel giardino (in persiano
Pardes) della sua dimora principesca, dove gli inseguitori si trovano al
cospetto della creazione, o meglio inseriti in una danza che coinvolge
tutte le cose. Domenica, il padrone di casa infatti era a capo sia del
manipolo di poeti dell’ordine sia della struttura anarchica.
Il
giardino però non è il Paradiso dei cristiani in quanto è caratterizzato
dalla sparizione di chi sarebbe potuto essere il Dio e non dalla sua
visione faccia a faccia. Si pensi alla differenza con la descrizione
della visione di Dio fatta da Dante nel momento culminante della
Commedia. Per Dante Dio resta ciò che appare fin da subito, e ne cresce
la comprensione mossa dalla vicinanza di Dio stesso. Domenica al
contrario, man mano che cresce la comprensione da parte di Gabriel Syme,
si dissolve fino ad identificarsi con il mondo in una visione panteista.
In ultima analisi l’ordine e la libertà possono trovare una
coesistenza soltanto con un riferimento alla trascendenza, che non è
necessariamente cristiana. Potrebbe vedersi comunque una lontana eco del
cristianesimo.
Comunque l’oca selvatica non viene presa ma cercata.
Da quanto abbiamo visto l’incubo può servire soltanto chi lo ha
domato e perché un processo di vita possa chiamarsi incubo deve essere
qualcosa di molto importante. La sua doma dovrà consistere nella
soluzione di una dialettica radicale ed appunto scaturire in un credo,
nelle nozze ed in genere in un cambiamento di vita.
Nel 1908 GKC è
già un giornalista e scrittore affermato, pure lancia il suo personaggio
Gabriel Syme ad inseguire Domenica, capo sia degli anarchici sia dei
difensori dell’ordine.
Qui il concetto di oca selvatica si attualizza
come principio irraggiungibile che dovrebbe portare alla necessaria
convivenza tra ordine e libertà.
La risposta come tutte le risposte
veramente importanti non arriva, ma la pacificazione, per lui come per
Bentley, consiste nel riconoscere che solo la trascendenza può
conciliare queste due contrapposte e non contraddittorie tensioni umane.
§7 Seconda oca selvatica
Una seconda oca selvatica che GKC
cercherà di far inseguire dai suoi personaggi è la necessità di avere un
credo. Si noti non è deciso quale sia (se la fede cristiana o l’ateismo)
l’importante è che si rifugga dal relativismo. Questo è l’argomento de
“La Sfera e la Croce” (1909) al quale romanzo troviamo un accenno nel
§1; ed al quale adesso possiamo dare una risposta: la cattedrale ha una
cupola rotonda per poter sorreggere esteticamente una sfera e una croce
simboli contrapposti di scelte fatte per la vita.
La cattedrale
quadrata sarebbe più stabile, quindi maggiormente soggetta all’ordine,
ma la libertà cerca il significato che è mostrato dalla forma a cupola,
che richiama il cielo e sostiene le due verità contrapposte la sfera e
la croce. La prima la autosufficienza del mondo e la seconda la sua
apertura ed incompletezza.
Alla fine il materialista pare
convertirsi, ma viene al contrario ribadito che Turnbull vedeva il
materialismo come espressione della realtà “un fatto” La verifica che il
materialismo non è sostenibile al confronto con la realtà testimonia la
sua sincerità ed onestà.
Dal primo inseguimento era derivata
l’importanza della fede, dal secondo si ricava che di fronte alla
varietà delle diverse fedi (ateismo e cristianesimo) non si deve cadere
nel relativismo, ma vivere la propria con determinazione.
§8
Terza oca selvatica
Nel 1912 (nelle “Avventure di un Uomovivo”)
Innocenzo Smith insegue attorno al mondo il senso della vita per
ritrovarlo nei legami autentici mai viziati da stanchezza e da
ripetitività. L’ordine ha una doppia presenza, quella negativa
impersonata dalla corte razionalista giudicante e quella positiva del
rastrello che il pellegrino porta con sé per tutto il viaggio compiuto
alla ricerca della libertà.
Il guadagno alla fine è che né lo
scetticismo né l’accettazione di uno schema porta alla soluzione del
problema centrale della coesistenza di ordine e libertà. Innocenzo
infatti trova insoddisfacenti sia il nichilismo “accademico” sia il
pragmatismo politico con il quale ha diversi incontri sia la soluzione
eremitica.
§9 Quarta oca selvatica
Il quarto ed ultimo viaggio
alla ricerca dell’oca selvatica (“L’Osteria Volante” 1914) è mosso dalla
ricerca dei fondamenti della vita sociale che alla fine risultano essere
la libertà, l’amicizia e l’amore coniugale. Il problema fondamentale per
la convivenza civile, e cioè l’armonia tra ordine e libertà, in
quest’opera viene affrontato decisamente. L’ordine come ossequio alle
leggi viene respinto mostrando i torbidi retroscena dell’attività
parlamentare, messi in contrasto con le esigenze di libertà del popolo
inglese, qui rappresentate dalla volontà di bere un bicchierino di rum.
Questo viaggio del 1914 vede la fine degli inseguimenti dell’oca
selvatica. Dalla penna di GKC non usciranno più racconti riconducibili a
questo schema.
Negli altri inseguimenti le vicende dei personaggi di
Gilbert non si concludevano con una vita appagata e pacificata,
l’Osteria, al contrario, termina con la felice vita coniugale
dell’irlandese e presumibilmente cattolico Patrik Dalroy e con la
demenza del suo avversario politico. Possiamo allora concludere che
l’oca selvatica è stata catturata con la conversione alla chiesa
cattolica, la “dove tutte le verità si danno appuntamento”: ciò che
conta è mettersi sulle tracce della Verità. Riguardo questo periodo
della vita di GKC, viene da chiedersi perché egli abbia atteso ben otto
anni prima di compiere l’atto pubblico se la sua conversione era già
avvenuta come si ipotizza qui nel 1914.
Prendiamo nota degli
eventi degli anni successivi fino al 1922 data della conversione
pubblica: le sue difficoltà di salute, la prima guerra mondiale, la
conversione, il matrimonio e la morte del fratello Cecil, il viaggio a
Gerusalemme con la decisione definitiva di entrare nella chiesa
cattolica presa a Brindisi.
Dati questi eventi personali possiamo
avanzare l’ipotesi che la decisione della conversione fosse già operante
nel 1914 e che le difficoltà elencate l’abbiano indotto ad aspettare un
momento più tranquillo per compiere il passo pubblico dell’ingresso
nella Chiesa Cattolica, anche tenendo conto dell’ostilità della madre e
del fatto che la moglie era una devota anglicana, che lo seguirà nella
Chiesa Cattolica solo dopo alcuni anni.
In conclusione non è male
ricordare che in inglese l’espressione “wild goose chase” riferisce di
imprese inutili ed impossibili.
La ricerca della Verità e della
possibilità di far convivere ordine e libertà pare appartenere a questo
genere di attività; pure è l’unica cosa che valga veramente la pena di
essere fatta. Alla fine della sua ricerca terminata nel 1914 GKC troverà
una guida per la soluzione del problema della convivenza tra ordine e
libertà nella dottrina del Distributismo che contribuirà ad elaborare
sulla traccia della Dottrina Sociale della Chiesa Cattolica e proposta
da Leone XIII.
Riferimenti bibliografici
G. K.
Chesterton “The Coloured Lands” Londra, Sheed & Ward, 1938 a cura di
Maisie Ward. 238 pagine con diverse illustrazioni dell’autore in bianco
e nero ed a colori.
J. K. Jerome “Tre Uomini in Barca” Milano, BUR,
1982. Pubblicato per la prima volta nel 1889
S. Butler “Erewhon”
Adelphi, Milano, 1979 Pubblicato per la prima volta nel 1872