I Giovedì - gruppi chestertoniani veronesi in dettaglio |
LA NUOVA
GERUSALEMME di G.K. Chesterton (The
New Jerusalem – 1920)
Prendiamo le mosse
partendo dalla Prima Guerra Mondiale con le imprese di Lawrence d’Arabia
che con la sollevazione delle tribù del deserto aveva facilitato
l’avanzata del generale Allenby . L’esercito inglese, partendo
dall’Egitto, aveva occupato Palestina e Siria e dato un contributo
importante alla sconfitta dell’Impero Ottomano. Nel frattempo il
ministro Balfour (2 novembre 1917) aveva promesso l’intervento
dell’Inghilterra per rendere possibile uno stato ebraico in Palestina. Dopo la fine della
guerra il generale Allenby dalla sede del Cairo svolgeva le funzioni di
una specie di proconsole inglese del Vicino Oriente; contemporaneamente a
Sevres in Francia le potenze vincitrici trattavano per decidere il futuro
di quella zona snodo cruciale tra Europa, Asia ed Africa. Nel 1919,
presumibilmente in vista della fine delle trattative la casa editrice
Hodder & Stoughton coprì le spese di un viaggio di alcuni mesi di
Chesterton in Palestina allo scopo di poter disporre di un instant-book già
in libreria al momento della firma del trattato, che poi avverrà con
l’accettazione turca il 10 agosto del 1920. Questa sottoscrizione poi
sarà una delle cause della rivoluzione kemalista che metterà la parola
fine all’Impero Ottomano. Il trattato,
fissando la supremazia inglese sulla zona (prevedibile sulla base
dell’accordo Sykes-Picot del 1916) renderà appetibile per il mercato
inglese il resoconto di un viaggio in Palestina, di qui l’interesse
della casa editrice. Nel 1919 quindi GKC si era accinto al viaggio
assicurandosi l’appoggio del generale Allenby, grazie agli “amici
degli amici” dell’amico Maurice Baring, il cui interessamento aveva
chiesto in una lettera. Il generale Allenby aveva ottenuto i primi
successi della sua onorata carriera militare proprio durante quella guerra
Anglo-Boera avversata con calore dal Nostro all’inizio della sua
carriera giornalistica. La narrazione
comincia con i commiati fatti a Beaconsfield e descrive per sommi capi
l’attraversamento della Francia, dell’Italia e del Mediterraneo fino
allo sbarco ad Alessandria, da dove il viaggio prosegue via terra fino al
Cairo e poi a Gerusalemme. Il lettore, giunto nella città santa assieme a
GKC, si ferma un attimo e accortosi di aver letto cinquanta pagine di
narrazione e di non saperle riassumere, si chiede di che abbia parlato il
libro fino a quel punto. Ebbene, un inventario incompleto degli
argomenti,oltre alla descrizione del viaggio, riporta: Il cane e l’asino
di casa, Londra, il socialismo ed il capitalismo, la democrazia, la
rivoluzione francese, l’islam, la società egiziana, la cultura
orientale ecc. E questo nei primi capitoli fino alla pagina 54 L’avveduto
lettore di Chesterton non si sgomenta per questo, anzi si trova a proprio
agio in questa serie di digressioni intrinseca alla non sistematicità del
suo modo di scrivere. Poi però dopo una descrizione degli aspetti
architettonici e paesaggistici della città comincia a parlare di ciò che
ha trovato, ma anche qui l’approccio è particolare in quanto il
racconto di una inattesa e fitta nevicata gli da occasione di confrontare
le reazioni dei soldati inglesi con quelle dei Palestinesi. I soldati
inglesi, dopo aver compiuto il loro dovere di spalare la neve giocavano
lanciandosi le palle di neve, perché per un europeo la neve (che diviene
metafora delle difficoltà) è un’occasione per lottare. L’uomo del
deserto, invece, la considera come un “problema irrisolvibile”, spera
che passi e non sa che farsene. Pure non è così raro che nevichi a
Gerusalemme: allora era nevicato giusto dieci anni prima ed adesso
(febbraio 2012) ci riferiscono che è nevicato di nuovo dopo solo quattro
anni di attesa. Se pensiamo invece all’impianto sciistico costruito a
Dubai e funzionante anche in estate, ci rendiamo conto di quanto è
cambiato quel mondo negli ultimi novanta anni. Una ulteriore
considerazione merita di essere fatta a proposito di un confronto che il
nostro propone (pagina 47) tra l’islam ed il mondo moderno che accusa di
essere “semplici”, di non tenere conto cioè della complessità
generata con il confronto” tra i diversi punti di vista. Se
interpretiamo correttamente il pensiero del nostro, l’islam ammette come
sola fonte il Corano ed ignora la ragione naturale, dall’altra parte il
mondo moderno per orientare le sue scelte soprattutto in funzione del
potere. Le differenze che possiamo individuare tra queste due visioni sono
relative ad aspetti particolari, in quanto sono entrambi dei
“movimenti” semplici, legati rispettivamente al Corano ed al potere.
Questa affermazione di somiglianza ci rinvia a due riferimenti: il primo
è alla “Osteria Volante” dello stesso GKC, quel racconto (del 1914)
nel quale si presenta un accordo operativo tra il pensiero che procede dal
politicamente corretto e quello islamico. L’altro è molto
più intrigante in quanto richiama il discorso tenuto da Benedetto XVI a
Ratisbona, alla fine del quale si può trovare una analoga critica rivolta
al mondo moderno ed all’islam. Lasciamo al lettore
due compiti il primo consiste nel rintracciare nel testo gli indizi e le
prove a favore e contro il presunto antisemitismo di GKC, e poi di
interrogarsi sul rapporto tra i problemi che affliggono oggi quella
porzione di vicino oriente con quelli che affliggevano la Palestina del
1919. Una parola invece
è doveroso spendere a proposito dell’occasione da cui è scaturito
questo libro e cioè il trattato che stava per essere concluso a Sevres. Dopo aver esaminato
a lungo i rapporti tra arabi ed ebrei, il nostro conclude che, per poter
vivere in pace, i due popoli dovrebbero essere divisi in territori
autonomi e soggetti ad un controllo esterno che potrebbe essere sia
inglese sia delle forze dell’intesa vittoriose nella Grande Guerra. La
scelta tra queste due alternative avverte è seria, ma non viene risolta
da GKC. La sua ben nota avversione sia al colonialismo sia
all’imperialismo ci conforta a credere, che la sua preferita sarebbe
stata la seconda. Tralasciamo di proposito di riferire le posizioni di GKC relative al sionismo ed alla questione ebraica. Chiunque leggendo questo testo può rendersi conto di quanto l'accusa di antisemitismo sia infondata. |