I Giovedì - gruppi chestertoniani veronesi S. Tommaso | |
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Relazione tenuta da Fabio Trevisan al Chesterton Day - Grottammare 3 luglio 2005 | |
IL
FINITO MERITA DI ESSERE AMATO (G.
K. Chesterton e S. Tommaso D'Aquino) Con
la pubblicazione di : "S. Tommaso d'Aquino" nel 1933,
Chesterton volle tracciare " un profilo popolare di un grande
personaggio che avrebbe meritato di essere più popolare".
Con l'espressione "popolare" Chesterton intendeva due
aspetti o due auspici: 1)
S. Tommaso ed il popolo di Dio avrebbero dovuto costituire un
insieme organico, un'unità cristiana tra fede e ragione, pensiero
e realtà; 2)
Popolare come universale, patrimonio di tutti ("Il racconto
è rivolto per lo più a coloro che non appartengono alla stessa
confessione di S. Tommaso"). In
che modo Chesterton si accostò a S. Tommaso? Con umiltà ed
umorismo : "...fare una riduzione, in formato tascabile, del
Bue muto, va al di là di ogni sforzo di sintesi, come far entrare
un bue in una tazza da tè"; con uso di metafore :"Il
saio capace di contenere il gigantesco frate non è in
assortimento". L'impresa di rendere più popolare ed amabile
il grande santo era ardua ma necessaria poiché "ogni
generazione cerca il proprio santo per istinto; e questi non è
quello che la gente vuole, ma piuttosto quello di cui la gente ha
bisogno". "Il XX secolo si sta aggrappando alla teologia
razionale tomistica perché ha messo da parte la ragione" :
è il paradosso della storia " ...che ogni generazione sia
convertita dal santo che più la contraddice". Con
il termine "paradosso", che è cifra peculiare
dell'opera chestertoniana, non si intende solamente un metodo che,
attraverso la contrapposizione fra una cosa nota ed una
sconosciuta, ammaestra, illumina, risveglia la mente (metodo in cui
Chesterton eccelleva secondo l'amico Hilaire Belloc 1870-1953) ma
caratteristica imprescindibile, naturale della condizione umana.
"L'uomo non è un pallone che vola verso il cielo né una
talpa intenta solo a scavare nella terra ma è simile a un albero,
le cui radici sono nutrite dalla terra, mentre le cime più
alte sembrano quasi toccare le stelle". Voi siete il sale
della terra, con che cosa salerete? (Se sarete come il mondo).
Ortodossia e ordine costituiscono le peculiarità dei santi, in
special modo di S. Tommaso, Dottore della Chiesa universale
:"...la sola cosa che distingue un santo dagli uomini
ordinari è la sua disponibilità ad essere confuso con gli uomini
ordinari. Ordinario va inteso nel suo significato originario e
nobile che è in relazione con la parola ordine". Chesterton
volle offrire delle immagini che potessero mostrare, far vedere la
filosofia tomistica, partendo dalla biografia per introdurre alla
filosofia, la quale a sua volta introduceva alla teologia. Egli
molto umilmente disse di essersi fermato al primo scalino. In
realtà, come notò con stupore un grande studioso della filosofia
medievale, Etienne Gilson(1884-1978), Chesterton aveva una
competenza teologica e filosofica tale da essere riconosciuta ed
ammirata perfino dal religioso francese. E'
del 1923 un'altra straordinaria opera:"S. Francesco
d'Assisi" ed a Chesterton piaceva vedere S. Francesco
accomunato a S. Tommaso d'Aquino. "Entrambi erano stati in
senso costruttivo la vera Riforma, che era un movimento di
entusiasmo teologico ortodosso che si era dischiuso dall'interno
della Chiesa " (non come la Pseudo Riforma protestante). Ecco
l'immagine che sintetizza il concetto:"...è stato come
l'azione della pianta che con le proprie forze spinge fuori le
foglie verso il sole (Dio), non come l'azione di chi fa
semplicemente entrare la luce del sole in una prigione". S.
Francesco e S. Tommaso riportarono la gioia dell'essere cristiani.
Si
trattava di uno sviluppo dottrinale della teologia cattolica e non
di un progresso verso un'altra direzione. Un ampliamento quindi
delle possibilità cristiane all'interno della Chiesa. Ancora
un'immagine: "...l'impressione diffusa che si sparpagliassero
come scintille da una fornace...la fornace dell'amore abnorme di
Dio". S. Francesco e S. Tommaso "non portarono qualcosa
di nuovo nel cristianesimo; al contrario, portarono il cristianesimo
dentro la cristianità". Un'affermazione sfolgorante di
bellezza e apparentemente paradossale,come quest'altra:"Chi
non sale la montagna di Cristo cade nell'abisso di Buddha".
"Questi due santi ci hanno salvato dallo spiritualismo:una
fine spaventosa". Per
S. Tommaso l'uomo è unità sostanziale (sinolo) anima e corpo.
Chesterton sviluppa in modo semplice e profondo questa verità:"...un
uomo non è uomo senza il suo corpo o senza la sua anima".
"Solo essendo così ortodossi poterono essere così razionali
e naturali". "Essi davano vigore alla sconcertante
dottrina dell'Incarnazione"." Il senso comune
dell'elemento cristiano non è altro che la santa familiarità
della parola fatta carne". Anche il tema del senso comune è
sempre presente nell'opera chestertoniana. Ritornando a S.
Tommaso, Chesterton sintetizza cosa fece. "Riconciliò la
religione con la ragione, la ampliò in direzione della scienza
sperimentale,ribadì che i sensi sono le finestre dell'anima e che
la ragione ha il diritto divino di nutrirsi di fatti...". Che
cos'erano i fatti? L'accettazione delle cose come Dio le aveva
create. In che cosa consisteva l'aristotelismo di S. Tommaso?
"Il suo aristotelismo significava semplicemente che lo studio
del fatto più umile porta allo studio della più alta verità". Adeguazione
dell'intelletto alla cosa non significa:" non lo capisco, ma
mi adeguo". Attesta il primato dei fatti, della realtà, della
creazione ma anche che la facoltà dell'intelletto può conoscere
il fatto, può svilupparne la conoscenza. Il finito merita di
essere amato perché conoscibile (non si può amare ciò che non
si conosce). Il finito merita di essere amato perché creato da
Dio. L'espressione : "Dio guardò tutte le cose e vide che
erano buone" è la tesi che non vi sono cose cattive, ma solo
usi cattivi delle cose. "Il diavolo non può rendere cattive
le cose. Solo l'opera del cielo era materiale, l'opera dell'inferno
è totalmente spirituale". Per meglio cogliere questo aspetto
ci aiuta far riferimento al grande capolavoro di Lewis
(1898-1963): "Le lettere di Berlicche" dove viene
istruito il nipote Malacoda sulla portata delle malefatte
diaboliche: "Il nostro lavoro migliore consiste nel tenere le
cose fuori dalla loro testa...il Nemico (Dio) ha l'inveterato
gusto di degradare tutto il mondo spirituale per mezzo di
innaturali legami con gli animali di due gambe". Ancora
chiediamoci :"Che cos'è la filosofia tomistica "?
Chesterton risponde: "...nessuno potrà cominciare a capire
la filosofia tomistica se non comprenderà che la parte primaria
di essa non è altro che l'esaltazione della vita, dell'Essere, di
Dio in quanto creatore del mondo..."; "...La vita è una
storia viva, con un grande inizio e un gran finale, che ha le sue
radici nella primigenia gioia di Dio..." Per Chesterton, S.
Tommaso potrebbe essere chiamato "S. Tommaso del
Creatore" (altra splendida definizione) per "...quella
sua attitudine positiva della mente che è intrisa e imbevuta del
calore pieno di meraviglia per le cose create...". Chesterton
con fede sincera afferma:"...in questa vita non c'è che un
solo scopo, ed è quello che è al di là di questa vita...". Dov'è
che nascono i guai per lo spirito cattolico? Quando ci si muove su
due piani: quello della creazione e quello della caduta
(tradizione della caduta). Contro il manicheismo Chesterton
afferma:"Ogni estremo dell'ascetismo cattolico è una
precauzione contro il male della caduta; non è mai un dubbio sul
bene della creazione". La creazione è, ed è bene, quindi
merita di essere conosciuta e amata. Chesterton si pose
l'interrogativo del come mai la filosofia tomistica così aderente
a Dio, all'uomo, alla sua natura fosse stata abbandonata.
"...da quando nel XVI secolo ha avuto inizio il mondo
moderno, nessun sistema filosofico è venuto a coincidere col
senso di realtà dell'uomo qualsiasi..." Emerge ancora il
tema del senso comune :"...un uomo dovrebbe credere a cose a
cui nessun uomo normale crederebbe, se di punto in bianco fossero
sottoposte al suo ingenuo giudizio". Fa degli esempi
illuminanti e di stretta attualità:"... l'uomo dovrebbe
credere che le cose sono soltanto come noi le pensiamo, o che
tutto è relativo a una realtà che non c'è". Contro tale
follia aberrante, si erge a baluardo la filosofia tomistica, che
è la più vicina all'uomo della strada, alla semplicità, alla
comune accettazione umana. "...la filosofia di S. Tommaso è
fondata sulla universale comune convinzione che le uova sono uova.
L'hegeliano (G. W. F. Hegel 1770-1831) potrà dire che l'uovo è
in realtà una gallina, poiché è parte dell'incessante processo
del divenire (per Hegel "il finito merita di morire");
il berkeleiano (G. Berkeley 1685-1753) potrà sostenere che un
uovo in camicia esiste solo come esiste un sogno; poiché tanto
vale chiamare il sogno la causa delle uova quanto le uova la causa
del sogno( "non esiste la materia indipendente dalla
percezione che ne abbiamo"); il pragmatista potrà credere
che otterremo il massimo delle uova strapazzate dimenticando il
fatto che sono state uova e ricordando soltanto lo strapazzamento. Ma
nessun discepolo di S. Tommaso avrà bisogno di rimescolare il suo
cervello allo scopo di ben rimescolare le uova; di andarsi a
mettere in una particolare angolatura per guardare le uova; di
guardare le uova di traverso,o di strizzare l'occhio così da
vedere una nuova semplificazione delle uova. Il tomista sta alla
luce del sole della confraternita umana, nella comune
consapevolezza che le uova non sono galline né sogni né meri
assunti pratici; ma cose attestate dall'autorità dei sensi, che
viene da Dio". Purtroppo tra l'uomo della strada e S. Tommaso
c'è un muro e, per Chesterton, due sono principalmente gli
ostacoli: la lingua ed il metodo logico. L'intraducibilità del
latino è sintetizzata da Chesterton nella parola ens. Qui ha
un'intuizione folgorante:"...Ens suona come End (in inglese
"fine"), è definitiva e brusca; non è nient'altro che
quello che è. Anche il termine forma è cruciale.
"Formale" significa effettivo o che possiede la qualità
decisiva che fa essere una cosa quella che è. " La forma è
il fatto ed ogni artista sa che la forma è fondamentale". Ad
esempio, con la materia dell'argilla si può cuocere un mattone o
modellare un busto. L'altro
ostacolo alla comprensione della filosofia tomistica è il metodo
logico. "Ciò che viene chiamato pomposamente induzione è
raccogliere più dati (premesse vere). Con l'accumularsi di
premesse e dati, l'enfasi è verso di esse invece che sulla
deduzione finale". Il procedere sillogistico (deduttivo) di
S. Tommaso d'Aquino è quindi sospeso ed ha libero corso la scuola
del sospetto sulla giustezza delle premesse e dei dati. Lo
studioso diventa un tecnico se non un sofista e quindi
:"...etichettare l'Aquinate come specialista fu un oscuro
modo di sminuirlo come universalista...un trucco comunissimo per
svalutare le persone". Chesterton presenta poi un S. Tommaso
paradossale, ossia agnostico e materialista. "S. Tommaso
d'Aquino somiglia moltissimo al grande professor Huxley".
Thomas Henry Huxley (1825-1895), biologo e umanista inglese, coniò
il termine agnosticismo per indicare l'atteggiamento di chi si
astiene dal pronunciarsi su problemi scientifici senza soluzione.
Anche S. Tommaso adottò il metodo agnostico :" Seguire la
ragione fin dove arriva". Il S. Tommaso materialista
:"Tutto ciò che è nell'intelletto è stato nei sensi"
deriva dalla questione gnoseologica sull'origine sensibile,
materiale delle idee. Mentre i platonici pensavano che
la mente fosse illuminata dal di dentro, S. Tommaso
"...insisteva nel dire che era illuminata da cinque finestre,
le finestre dei sensi". "Ma Egli (S. Tommaso) voleva che
la luce dal di fuori risplendesse su ciò che c'è dentro: voleva
studiare la natura dell'uomo (antropologia)". Si ponevano
diversi importanti interrogativi: "L'uomo ha una libera
volontà o la sua sensazione di scegliere è un'illusione? Ha una
coscienza o è soltanto un pregiudizio di un passato tribale? Ci
sono fondate speranze di risolvere queste faccende con la ragione?
La ragione conta?" Questi interrogativi avrebbero dovuto
porsi a chi affrontasse seriamente il problema della Verità e
Chesterton se li poneva e li esaminava attraverso la filosofia del
realismo moderato di S. Tommaso. "Sotto il suo realismo
filosofico c'è una sorta di umiltà e fedeltà squisitamente
cristiana". "S. Tommaso resta fedele al suo primo amore
(il fatto) ed è amore a prima vista". Il finito merita di
essere amato. "Dio ha creato l'uomo perché possa entrare in
contatto con la realtà:e quel che Dio ha unito, nessun uomo
separi". Ancora
Chesterton:"...sono al lavoro due agenti: la realtà e il
riconoscimento della realtà e il loro incontro è un matrimonio
perché è fertile, produce risultati pratici precisamente perché
è la combinazione di una mente avventurosa e un fatto
strano". Si ribadisce il primato del reale e la dignità
della conoscenza dell'uomo (conoscenza " in re", dentro
la cosa). Perché il reale è un fatto strano? "L'esistenza
esiste ma non è autosufficiente, non si spiega (principio di
ragion sufficiente)". Allora cosa sono i fatti ? "...i
fatti sono in gran parte in uno stato di mutamento, dall'essere
una certa cosa all'essere un'altra cosa. Non c'è alcun dubbio
sull'esistenza dell'essere,anche se talvolta appare come
divenire". Qui avviene una straordinaria intuizione di
Chesterton:"..ciò che vediamo non è la pienezza
dell'essere, tutto ciò che l'ente può essere. ...le cose mutano
perché non sono complete e la loro realtà si può spiegare
soltanto come parte di qualcosa che è completo: Dio".
"Il difetto che noi scorgiamo in ciò che è è che non è
tutto ciò che è". Chesterton si sofferma su questo
importante concetto con un'immagine:"...se l'erba cresce e
appassisce può solo voler dire che è parte di una cosa più
grande, che è anche più reale; non che l'erba è meno reale di
quanto sembri...se le cose ci ingannano è con l'essere più reali
di quanto non sembrino...sono in potenza, non in atto: sono
incompiute". Emerge la visione cristiana realistica e
finalistica (l'ottimismo veramente cristiano). Abbiamo analizzato
con Chesterton il "fatto strano". E la mente avventurosa
? "La mente non è meramente ricettiva (come la carta
assorbente) né esclusivamente creativa (crea e scambia il reale
con ciò che crea). La mente è attiva ed "...ha aperto porte
e finestre perché è l'attività naturale di ciò che è dentro
la casa scoprire cosa c'è al di fuori della casa". "S. Tommaso voleva il corpo e tutti i suoi sensi perché credeva fosse una cosa cristiana". "Cristo volle mangiare dopo la sua resurrezione per mostrare la realtà del corpo risorto". Dal momento che il realismo dell'Incarnazione costituì la civiltà cristiana, Esso conferì al corpo un profondo valore, un rispetto sacro della creazione. Il finito,l'intero creato merita sempre di essere amato. |