Testo di Chesterton commentato durante il falò:
Da Ortodossia Capitolo III
I
vizi –
rilasciati- dilagano e danneggiano. Ma anche le
virtù,
lasciate in balia di sé stesse, si diffondono più selvaggiamente e fanno
anche più terribili danni. Il mondo moderno è pieno di antiche virtù
cristiane che sembrano come folli: sono divenute folli perché sono scisse
una dall’altra e vagano senza mèta. Così alcuni scienziati coltivano la
verità; ed è una verità senza pietà; così alcuni umanitari coltivano la
pietà e la loro pietà (mi dispiace dirlo) è spesso nemica della verità.
Blatchford attacca il cristianesimo perché egli è fissato su una sola delle
virtù cristiane. La virtù della carità puramente mistica e quasi
irrazionale. Egli ha la strana idea di rendere più facile il perdono dei
peccati dicendo che non esistono peccati da perdonare.
Commenti letti dai presenti:
Margherita: Mi chiamo
Margherita e ho 10 anni.
Quando ero al mare ho iniziato a leggere
Padre Brown e mi è subito
piaciuto perché riesce a risolvere anche i
casi più difficili con straordinaria velocità. Mi piace che alcune volte,
quando sembra che lui non abbia un’idea proprio alla fine trova la
soluzione. Mi piace anche perché a lui interessa di più che il colpevole si
redima davanti a Dio e gli fa confessare le colpe.
Elisabetta Dragotto ha commentato anche il testo
dell'anno scorso: Quello che mi è sempre piaciuto di Chesterton è la sua
capacità di essere lieto e di mostrare con semplicità al lettore che la
realtà è buona ed è un miracolo che viene costantemente rinnovato.
Chesterton continua a rassicurarci dicendo che c’è dietro a ciascuno di noi
un Padre giovane, più giovane di noi, appesantiti e invecchiati dal peccato,
che si diverte a creare e a dare l’essere anche alle margherite, tutto preso
da stupore infantile. Gilbert ci fa presente questo in modo assolutamente
divertente, leggero (che non vuol dire frivolo) che sta a significare che il
suo pensiero può essere compreso da chiunque abbia un cuore semplice e una
mente poco incline alle filosofie astruse e avulse dal reale. Questa
leggerezza aiuta a vivere con meno pesantezza l’esistenza. Perché quando
capitano quelle che a prima vista sembrano disavventure, colpi di coda di
una sorte infausta (a noi, per esempio, è capitata una serie di eventi per
cui abbiamo dovuto cambiare scuola a tre figli), dopo un iniziale
smarrimento e conseguente incavolatura, siamo quasi costretti ad ammettere
che anche questa può essere l’inizio di un’avventura che non avevamo
considerato. Ogni cosa porta dentro
di sé una promessa grande e può riservarci qualcosa di buono. Credo che la
leggerezza degli angeli, cui fa riferimento il brano di Ortodossia, sia
questa: loro scrutano la volontà del Padre, la loro volontà è tutt’uno con
quella del Padre e, dunque, non devono preoccuparsi di nulla. Sanno già che
il mondo è un miracolo, sanno già che loro non hanno creato nulla ma sono
stati creati. Non peccano d’orgoglio. Satana invece ha voluto essere come
Dio, non si è fermato a vedere tutto con uno sguardo commosso, ha preso
troppo sul serio sé stesso e la propria ambizione, il proprio egoismo. Così
l’uomo quando non vuole guardare oltre il suo naso, quando sa già tutto,
quando, dopo un attimo di iniziale stupore, guarda il mondo e le persone
come oggetti senza scopo. In questi cinque anni di conoscenza, il signor
Chesterton mi ha insegnano che essere vivi è una buona cosa, che posso
intestardirmi credendo di poter determinare da sola la mia vita ma in realtà
non mi sono posta in essere da sola né, tantomeno, mi do l’essere anche in
questo momento. Mi ha fatto notare che il mondo è un miracolo e che, come ho
sempre ringraziato Babbo Natale per i doni che portava a casa mia quando ero
ancora una bimba, non potevo non ringraziare Chi mi ha dato, e mi dà
continuamente, la vita. Mi ha insegnato a pensare in modo leggero e naturale
che il mondo è più semplice di ogni filosofia. E lo dico per tutto: per il
ragazzino che quel giorno ha deciso di essere polemico e di sfidarmi, per il
corsista che quel pomeriggio si è impuntato su un passaggio di Aristotele
che comediaminefaanoncapirlochemifaperderedeltempo,
per le malattie che colpiscono le persone a me care. Chesterton mi ha
insegnato che per allargare i confini del mondo devo farmi piccola. Lo
ringrazio, per il suo buonumore, per la sua felicità che è fondamentalmente
gratitudine. Come mi ha detto il mio amico Dale Ahlquist: “La bellezza di
Chesterton sta nel fatto che la sua felicità sembra uscire dai libri” e
quasi contagia. E’ un respiro grande quello che mi dà, come respirare aria
fresca a pieni polmoni.
Le virtù.
Secondo Aristotele ci sono persone che nascono con
un’innata disposizione a seguire ciò che è richiesto dalla virtù: beate
loro! Chi, purtroppo, non è dotato di tale capacità, ha a disposizione
l’educazione (si impara ad essere virtuosi), il tempo e l’esercizio affinché
la virtù diventi habitus. GKC dice
che le virtù, nel mondo moderno, sono impazzite. La smania dell’uomo di
dividere e separare ha tolto loro il fondamento, tanto che adesso, così
separate sono diventate schizofreniche.
La ricerca della verità è diventata razionalismo, la pietà pietismo e
l’umiltà, dubbio sistematico. La ragione staccata dalla carità e dall’umiltà
riduce la realtà al mero dato fenomenico scollegandola dall’infinito. Spesso
capita di vedere figli, alunni, amici o anche se stessi, non come fonte di
stupore, ma come prodotti di una catena deterministica di geni, o peggio,
come se fossero stati posti su questa Terra senza un motivo preciso. Il
mondo guardato con stupore, invece, è proprio un bel posto.
Il pietismo è quello che ci fa dire che va “Tutto
bene”, è il volemose bene, il
rispettiamo tutti, come se il rispetto fosse una sorta di
politically correct. Una cosa che
mi stupisce sempre di Chesterton è il suo rapporto con G. B. Shaw: lo
massacra sempre in tutti i suoi libri. Eppure erano molto amici. Questo
perché egli era in grado di voler bene all’uomo e così riusciva a condannare
anche le idee sbagliate del suo amico. Questa è una cosa che vorrei saper
fare anche io. Perché per me, il portatore di un’idea sbagliata, aberrante,
schizoide non può essere amico. E allora alzo i muri e faccio uno sforzo
tanto titanico quanto formale di accettazione del mio prossimo. Invece Mr
Chesterton riesce a voler bene ma anche a correggere con ardimento, proprio
perché mosso da una grande passione per l’umano.
La cosa che, invece, mi preoccupa di più è
l’impazzire dell’umiltà per cui, dice Gilbert, “stiamo creando una
generazione di persone troppo modeste per credere nella tavola pitagorica”.
Non si crede più a ciò che è palesemente evidente per rifugiarsi nel
contorsionismo mentale come pratica estrema.
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