I Giovedì - gruppi chestertoniani veronesi               testi 2015


Testo di Chesterton commentato durante il falò:

Da Ortodossia Capitolo III

I vizi – rilasciati- dilagano e danneggiano. Ma anche le virtù, lasciate in balia di sé stesse, si diffondono più selvaggiamente e fanno anche più terribili danni. Il mondo moderno è pieno di antiche virtù cristiane che sembrano come folli: sono divenute folli perché sono scisse una dall’altra e vagano senza mèta. Così alcuni scienziati coltivano la verità; ed è una verità senza pietà; così alcuni umanitari coltivano la pietà e la loro pietà (mi dispiace dirlo) è spesso nemica della verità. Blatchford attacca il cristianesimo perché egli è fissato su una sola delle virtù cristiane. La virtù della carità puramente mistica e quasi irrazionale. Egli ha la strana idea di rendere più facile il perdono dei peccati dicendo che non esistono peccati da perdonare.


Commenti letti dai presenti:

Margherita:
Mi chiamo Margherita e ho 10 anni.
  Quando ero al mare ho iniziato a leggere Padre Brown e mi è subito  piaciuto perché riesce a risolvere anche i casi più difficili con straordinaria velocità. Mi piace che alcune volte, quando sembra che lui non abbia un’idea proprio alla fine trova la soluzione. Mi piace anche perché a lui interessa di più che il colpevole si redima davanti a Dio e gli fa confessare le colpe.



Elisabetta Dragotto ha commentato anche il testo dell'anno scorso:
Quello che mi è sempre piaciuto di Chesterton è la sua capacità di essere lieto e di mostrare con semplicità al lettore che la realtà è buona ed è un miracolo che viene costantemente rinnovato. Chesterton continua a rassicurarci dicendo che c’è dietro a ciascuno di noi un Padre giovane, più giovane di noi, appesantiti e invecchiati dal peccato, che si diverte a creare e a dare l’essere anche alle margherite, tutto preso da stupore infantile. Gilbert ci fa presente questo in modo assolutamente divertente, leggero (che non vuol dire frivolo) che sta a significare che il suo pensiero può essere compreso da chiunque abbia un cuore semplice e una mente poco incline alle filosofie astruse e avulse dal reale. Questa leggerezza aiuta a vivere con meno pesantezza l’esistenza. Perché quando capitano quelle che a prima vista sembrano disavventure, colpi di coda di una sorte infausta (a noi, per esempio, è capitata una serie di eventi per cui abbiamo dovuto cambiare scuola a tre figli), dopo un iniziale smarrimento e conseguente incavolatura, siamo quasi costretti ad ammettere che anche questa può essere l’inizio di un’avventura che non avevamo considerato.  Ogni cosa porta dentro di sé una promessa grande e può riservarci qualcosa di buono. Credo che la leggerezza degli angeli, cui fa riferimento il brano di Ortodossia, sia questa: loro scrutano la volontà del Padre, la loro volontà è tutt’uno con quella del Padre e, dunque, non devono preoccuparsi di nulla. Sanno già che il mondo è un miracolo, sanno già che loro non hanno creato nulla ma sono stati creati. Non peccano d’orgoglio. Satana invece ha voluto essere come Dio, non si è fermato a vedere tutto con uno sguardo commosso, ha preso troppo sul serio sé stesso e la propria ambizione, il proprio egoismo. Così l’uomo quando non vuole guardare oltre il suo naso, quando sa già tutto, quando, dopo un attimo di iniziale stupore, guarda il mondo e le persone come oggetti senza scopo. In questi cinque anni di conoscenza, il signor Chesterton mi ha insegnano che essere vivi è una buona cosa, che posso intestardirmi credendo di poter determinare da sola la mia vita ma in realtà non mi sono posta in essere da sola né, tantomeno, mi do l’essere anche in questo momento. Mi ha fatto notare che il mondo è un miracolo e che, come ho sempre ringraziato Babbo Natale per i doni che portava a casa mia quando ero ancora una bimba, non potevo non ringraziare Chi mi ha dato, e mi dà continuamente, la vita. Mi ha insegnato a pensare in modo leggero e naturale che il mondo è più semplice di ogni filosofia. E lo dico per tutto: per il ragazzino che quel giorno ha deciso di essere polemico e di sfidarmi, per il corsista che quel pomeriggio si è impuntato su un passaggio di Aristotele che comediaminefaanoncapirlochemifaperderedeltempo, per le malattie che colpiscono le persone a me care. Chesterton mi ha insegnato che per allargare i confini del mondo devo farmi piccola. Lo ringrazio, per il suo buonumore, per la sua felicità che è fondamentalmente gratitudine. Come mi ha detto il mio amico Dale Ahlquist: “La bellezza di Chesterton sta nel fatto che la sua felicità sembra uscire dai libri” e quasi contagia. E’ un respiro grande quello che mi dà, come respirare aria fresca a pieni polmoni.

 

 

Le virtù.

 

Secondo Aristotele ci sono persone che nascono con un’innata disposizione a seguire ciò che è richiesto dalla virtù: beate loro! Chi, purtroppo, non è dotato di tale capacità, ha a disposizione l’educazione (si impara ad essere virtuosi), il tempo e l’esercizio affinché la virtù diventi habitus. GKC dice che le virtù, nel mondo moderno, sono impazzite. La smania dell’uomo di dividere e separare ha tolto loro il fondamento, tanto che adesso, così separate sono diventate schizofreniche.  La ricerca della verità è diventata razionalismo, la pietà pietismo e l’umiltà, dubbio sistematico. La ragione staccata dalla carità e dall’umiltà riduce la realtà al mero dato fenomenico scollegandola dall’infinito. Spesso capita di vedere figli, alunni, amici o anche se stessi, non come fonte di stupore, ma come prodotti di una catena deterministica di geni, o peggio, come se fossero stati posti su questa Terra senza un motivo preciso. Il mondo guardato con stupore, invece, è proprio un bel posto.

Il pietismo è quello che ci fa dire che va “Tutto bene”, è il volemose bene, il rispettiamo tutti, come se il rispetto fosse una sorta di politically correct. Una cosa che mi stupisce sempre di Chesterton è il suo rapporto con G. B. Shaw: lo massacra sempre in tutti i suoi libri. Eppure erano molto amici. Questo perché egli era in grado di voler bene all’uomo e così riusciva a condannare anche le idee sbagliate del suo amico. Questa è una cosa che vorrei saper fare anche io. Perché per me, il portatore di un’idea sbagliata, aberrante, schizoide non può essere amico. E allora alzo i muri e faccio uno sforzo tanto titanico quanto formale di accettazione del mio prossimo. Invece Mr Chesterton riesce a voler bene ma anche a correggere con ardimento, proprio perché mosso da una grande passione per l’umano.

La cosa che, invece, mi preoccupa di più è l’impazzire dell’umiltà per cui, dice Gilbert, “stiamo creando una generazione di persone troppo modeste per credere nella tavola pitagorica”.  Non si crede più a ciò che è palesemente evidente per rifugiarsi nel contorsionismo mentale come pratica estrema.















 

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