I Giovedì - gruppi chestertoniani veronesi in dettaglio |
SCHEGGE DI UOMOVIVO IN VERNE Spunti da "LE
TRIBOLAZIONI DI UN CINESE IN CINA" di J. Verne
Dato però che nella cultura del nostro tempo la
realtà è stata dimenticata e la vita a sua volta viene considerata un bene
disponibile, ciò che il nostro, basandosi su quei principi scrive su noi
uomini, appare come qualcosa di straordinario ed inatteso quando al
contrario dovremmo coglierlo semplicemente come un richiamo alla nostra
natura.
Stacchiamoci adesso dalle opere del nostro e
rivolgiamoci ai libri per ragazzi di quel periodo a cavallo tra ‘800 e
‘900 per renderci conto di come quei valori fossero considerati un
abituale bagaglio nella formazione delle coscienze dei giovani. Per far
leggere dei libri ai ragazzi bisogna ovviamente venderli agli adulti e
questi li comprano soltanto se vi trovano i valori educativi che intendono
trasmettere ai figli. Ad esempio l’esame che il cardinale Biffi aveva
fatto del Pinocchio era basato su considerazioni di questo genere, che qui
intendiamo ripetere a proposito di GKC. Per dotarci del materiale da
impiegare, passiamo ora a rintracciare in un romanzo di Verne alcune
briciole della saggezza che noi chiamiamo chestertoniana.
Jules Verne (Nantes, 8 febbraio 1828 – Amiens, 24
marzo 1905) scriveva libri di avventure per ragazzi che avevano lo scopo
di passare loro lezioni di fisica, di geografia, di storia ecc. Per
rendere tutto ciò desiderabile, o perlomeno tollerabile, dai genitori ecco
che la normale saggezza di allora venne fatta filtrare nelle pagine e
nelle trame. Si scoprono così, nel nome della semplice saggezza popolare
delle altrimenti imprevedibili concordanze tra l’Uomovivo di GKC ed un
particolare romanzo, “Le Tribolazioni di un Cinese in Cina” di Jules
Verne.
Il cinese di cui parla Verne è un giovane
ricchissimo ed annoiato che, nonostante la bella fidanzata, non ama la
vita e che alla scoperta di aver perso la propria ricchezza decide di
morire. I beneficiari di una ingente assicurazione saranno la fidanzata ed
un amico che prima di essergli maestro di filosofia era stato un
guerrigliero rivoluzionario. Quest’ultimo ha ricevuto dal giovane anche
l’incarico di ucciderlo in modo inatteso; una lettera liberatoria firmata
dal giovane lo scagiona fin da subito dall’accusa di omicidio. I due
amici, legati ora da questo patto di sangue, si dividono. Sarà il maestro
a scegliere il tempo ed il modo dell’esecuzione.
La trama dei rapporti viene però complicata dalla
notizia che la ricchezza si è ricostituita e dal conseguente cambiamento
di risoluzione del giovane che ora per quanto annoiato decide di
continuare a vivere. La revoca della precedente decisione non può essere
comunicata al maestro che non è rintracciabile, in quanto avendo saputo
segretamente ed in anticipo della notizia ha deciso per proprio conto di
far rinsavire del tutto il ricco allievo. Questi temendo per la vita fugge
attraverso tutta la Cina. Verne approfitta dell’occasione per descrivere
in lunghe pagine geografia, storia e quant’altro della Cina. La fuga
termina quando il giovane viene catturato da un gruppo di vecchi
commilitoni del filosofo che fingono di volerlo uccidere ed invece lo
consegnano vivo, vegeto e rinsavito al filosofo, alla fidanzata ed agli
amici. Il capo degli ex rivoluzionari, prima di lasciarlo pronuncia la
morale del libro: ”Solo davanti alla morte conoscerai ciò che vale il
favore di essere al mondo, favore che tu hai lungamente disconosciuto.”
(pag. 222)
Troviamo in tutto questo due dei temi che suscitano
il nostro interesse alla lettura dell’Uomovivo e cioè l’amore per la vita
dato con un colpo di pistola che sfiora la testa ed il viaggio compiuto
attorno al mondo fatto per ritrovare la propria famiglia.
Questi due schemi: il valore educativo della
sofferenza e il viaggio iniziatico fanno parte della nostra cultura e non
dobbiamo quindi sorprenderci se un grande saggio come GKC ed un saggista
come J Verne si trovano a condividerne la validità.
Se a noi GKC sembra affermare principi e valori
particolari, dobbiamo renderci conto che questa positività non è dovuta
soltanto alla sua elevata statura intellettuale, ma soprattutto alla
dimenticanza che la cultura a noi contemporanea ha costruito attorno alla
saggezza naturale e popolare. GKC si rese conto che l’annebbiamento di
quei valori stava crescendo sotto l’impulso del positivismo e delle
ideologie e cercò di salvarli per noi che a cento anni di distanza ci
accorgiamo di come la loro decomposizione abbia raggiunto livelli
insospettabili solo cinquant’anni fa.
Il deserto attuale ci fa apprezzare la freschezza
della saggezza naturale di GKC del quale godiamo i paradossi, le
profondità e gli scherzi basati sulla realtà dell’uomo di sempre.
POSTILLA DEL 18 NOVEMBRE 2016 Parlando del periodo in cui si è formato GKC, e
cioè tra il 1884 ed il 1914 Hannah Arendt (pag. 171) osserva ”Peraltro, dobbiamo ammettere una certa nostalgia
per questa età aurea della sicurezza (Stefan Zweig), in cui persino la
crudeltà e l’orrore osservavano ancora determinate regole, non superavano
determinati limiti e, tutto sommato, si poteva ancora contare sul buon
senso.” Nella contemporaneità in questo periodo tra Verne e
GKC, quindi, troviamo l’occasione per questa comunanza di sentire tra il
positivista (e talvolta pedante) Verne ed il nostro frizzante e
paradossale umorista, basata sul buon senso e sul senso della misura. BIBLIOGRAFIA Giulio Verne “Le Tribolazioni di un cinese in Cina”
Rizzoli, BUR, Milano 1964 Hannah Arendt “Le origini del totalitarismo”
Edizioni di Comunità, Torino, 1999
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