I Giovedì - gruppi chestertoniani veronesi presentazione delle lettere | |
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L'opuscolo interventista di GKC | |
Osservazioni su "Lettere a un vecchio garibaldino" di GKC (1)
Questo opuscolo fu scritto presumibilmente per sollecitare l'intervento italiano a fianco dell'Intesa dopo l'inizio della prima guerra mondiale. L'occasione di spiegare con tre lettere la posizione degli inglesi riguardo la guerra ad un vecchio garibaldino, forse un tempo suo maestro di pittura, permette a GKC di sviluppare con dettaglio il suo pensiero riguardo la Prussia ed il mondo germanico in guerra. Si ha occasione, con questa lettura, di entrare in contatto con la vis polemica di GKC che esprime un antigermanesimo radicale ed esteso molto più aspro, motivato e determinato del suo ben noto antisemitismo. Dal confronto di queste due antipatie possiamo ricavare delle interessanti indicazioni sul suo realismo politico. Per GKC patria, nazione e Stato sono entità diverse. Riguardo ad esse ebrei e tedeschi sono, per motivi diversi, in una situazione di disequilibrio, e quindi osteggiati gli uni per difetto e gli altri per eccesso. Gli ebrei sono una nazione senza patria, ospitata in Stati diversi e quindi per questo difetto sono origine di sospetto ed oggetto di avversione. Si tratta comunque di un antisemitismo così blando da non ferire minimamente, ad esempio, Hannah Arendt, e che va accoppiato al suo filosionismo. Per l'eccesso è invece l'avversione al germanesimo, in quanto portato a far coincidere patria, nazione e Stato scrive infatti GKC nella pagina 6 dell'opuscolo ".. .. tu essendo italiano sei qualcosa di più di un Italiano, ed io, essendo inglese sono qualcosa di più di un Inglese. Ma cotesto povero diavolo non può essere nulla più che un Prussiano". La eventuale vittoria della Prussia configurerebbe così un avvenire pericoloso perché, nel giudizio di GKC, quella germanica si presenterebbe come una cultura di "second'ordine"(2). Il destino poi di un'Europa dominata dalla cultura prussiana sarebbe tristissimo dato che il suo basso livello la porterebbe ad ottundere le qualità più libere degli uomini che perderebbero anche il senso dell'arte. Altre gravi mancanze del Prussiano sono poi elencate a pagina 12 "Non ride di sé stesso; non prova il desiderio di sferzarsi; non si pente, come la maggior parte di noi, ne qualche volta si pente di pentirsi; non legge i propri scritti trovandoli molto peggiori o molto migliori di quanto si fosse atteso; .. .." mancherebbe quindi il Prussiano del senso dell'umorismo e della capacità di autocritica e giustamente GKC non si chiede data l'urgenza del momento quale sia la causa e quale l'effetto tra questo impoverimento umano che dichiara e la concezione statalista del pensiero prussiano(3). Lasciamo comunque alle necessità belliche del momento le polemiche chestertoniane per chiederci invece se realmente un vecchio garibaldino sia l'appropriato destinatario di queste valutazioni. La ben nota generosità di GKC appare d'altra parte prepotentemente anche in questi brevi scritti interventisti, nei quali, infatti, si considerano del garibaldino l'amore per la patria, il coraggio e quelle doti artistiche che ne hanno fatto un pittore; viene ignorata invece quella carica statalista della classe risorgimentale italiana (l'Italia è fatta, bisogna fare gli italiani) che la dovrebbe far considerare più vicina allo statalismo prussiano che al patriottismo chestertoniano. Diceva infatti il Mazzini(4) " .. .. lo Stato dovrà innalzarsi alla Chiesa, incarnare in sé un principio religioso, rappresentare nelle diverse manifestazioni della vita la legge morale." Ben distante da queste posizioni risorgimentali GKC(5) lodava il cristianesimo per effetto del quale ".. .. cade cioè il principio dell'intero mondo pagano della completa autosufficienza della città e dello Stato". Non conoscendo quel vecchio garibaldino non siamo in effetti in grado di negare o di affermare la sua consonanza con GKC, possiamo comunque dubitare che in genere il pensiero che ha animato il risorgimento italiano possa ritenersi coerente con la visione realista e quindi anti-statalista del nostro autore.
NOTE (1) Gilbert Keith Chesterton "Lettere a un vecchio garibaldino" pagg.15 stampato da Thomas Nelson & Sons, Parigi, s.i.d. (2) ibidem; pag.4 (3) Viene anche da chiedersi se in questa antitesi tra statalismo ed ebraismo non sia da trovarsi una radice dell'antisemitismo nazista. (4) citato da Francesco Pappalardo in "Il mito di Garibaldi", Piemme, Casale Monferrato, 2002; pag.54. (5) Gilbert Keith Chesterton "Piccola Storia di Inghilterra", Atlantica, Roma, 1945; pagg.22-23. |